Eventi e fenomeni accaduti negli ultimi anni hanno reso chiaro a tutti quanto la cooperazione tra i Paesi europei sia essenziale per poter affrontare la trasformazione in atto ed essere all’altezza degli accadimenti.
Ma per fare questo serve sicuramente una maggiore integrazione non solo da parte delle istituzioni che rappresentano l’Europa e ne danno un indirizzo politico ed economico, ma in primis e soprattutto dei suoi cittadini.
Da qui parte l’idea della Conferenza sul futuro dell’Europa che cerca appunto di coinvolgere i cittadini che si devono sentire attori della trasformazione dell’Unione. È quindi un processo che parte “dal basso” per cercare di rilanciare l’idea dell’Europa e guidare le scelte future delle istituzioni.
L’idea di portare avanti una Conferenza è partita dal Presidente Macron nella primavera del 2019. Questa sarebbe dovuta iniziare il 9 maggio 2020, nel giorno della festa Europea, ma a causa della pandemia di COVID-19, è stata rinviata al 9 maggio 2021, 71 anni dopo la dichiarazione di Schuman.
Il 3 febbraio 2021, tutti i 27 stati membri rappresentati dalle tre principali istituzioni europee (Commissione Europea, Parlamento europeo e Consiglio europeo) e da un comitato esecutivo hanno firmato per l’avvio della conferenza.
La pandemia ne ha sicuramente rallentato l’avvio, ma forse ne ha dato una spinta verso un’ottica più europea di coesione e partecipazione che diversamente sarebbe stata sopita.
È stato sottolineato che al centro dovranno esserci i cittadini, i giovani, l’accademia, ma anche le istituzioni nazionali (parlamento, enti territoriali, università, ecc.) per avere un più ampio dibattito e cercare di capire le diverse visioni esistenti sul futuro dell’Europa. Per questo sarà molto importante il dibattito nella Conferenza, per trovare una visione comune di un’Europa giusta, verde, digitale e sociale.
La Conferenza offrirà un’occasione ai cittadini per esprimersi, confrontarsi e discutere.